3: Libri 5.-6. / Ovidio ; a cura di Gianpiero Rosati ; testo critico basato sull'edizione oxoniense di Richard Tarrant ; traduzione di Gioachino Chiarini. - [Milano] : Fondazione Lorenzo Valla : Arnoldo Mondadori, 2009. - XLII, 359 p. ; 21 cm.
Insieme all'"Odissea", le "Metamorfosi" sono il libro più fortunato che l'antichità classica ci abbia lasciato. Per la sua leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità Italo Calvino lo affidava al terzo millennio. È la summa del mito antico, ma anche delle passioni e dell'infelicità che dominano da sempre il mondo.
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Tutto, secondo Ovidio, muta: il cosmo, gli dèi, i corpi degli uomini e delle donne. Nelle "Metamorfosi", le storie di animali che divengono pietre, di eroi e ninfe mutati in stelle, di numi che s'incarnano, nascono l'una dall'altra, si intrecciano, riaffiorano in sequenza velocissima e cangiante.