Se l'economia non può rinunciare ad affrontare il problema della giustizia nel "governo" di un mercato globalizzato, si pone però il problema di capire quale giustizia sia concretamente possibile.
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A tale determinante questione si rivolge questo volume, la cui tesi muove da una constatazione fondamentale: il tradizionale ruolo dello stato come titolare e garante della giustizia appare profondamente logorato. E d'altro canto non è più questa la dimensione in cui si muovono interessi, risorse finanziarie e know-how tecnologico. La tesi conseguente è che in questa situazione di stallo, nella quale crescono le disuguaglianze e si alimentano i conflitti, si debba ripartire dalla originaria nervatura etica del mercato: il riconoscimento della reciprocità.